2° PREMIO 'LIBERO BIZZARRI'
Va EDIZIONE PREMIO NAZIONALE DOCUMENTARIO ITALIANO
SILVER SPIRE AWARD
41° SAN FRANCISCO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL
54a BIENNALE DI VENEZIA
SELEZIONE UFFICIALE
SEZIONE 'OFFICINA'
Avevo scritto delle parole per unire alle immagini finali impressioni, appunti, informazioni, così come avevo fatto per il resto del lavoro. In quelle immagini c'erano dei bambini rimasti soli. Bambini molto piccoli che si prendevano cura di bambini ancora più piccoli, dei neonati. Quelle parole prima le ho inserite nel montaggio, poi le ho tolte. Le ho perse per strada. Non ci devono essere, non ci possono essere le parole giuste; non si devono imparare, inventare, usare parole per capire, maneggiare, fissare, descrivere il dolore. Questo dolore. Per intenderci: il dolore di due genocidi. Così rimane solo uno stato d’animo, senza sole né colori. Come un ingiusto e interminabile giorno di pioggia.
Marzo-Aprile 1997: alcune di loro sono riuscite a tornare a casa vive. Pochissime, tra i due milioni fuggiti tre anni prima dal loro Paese. Sono donne Hutu che arrivano al confine di Giseny, in Rwanda. Vengono dalla Repubblica Democratica del Congo e hanno percorso centinaia di chilometri a piedi, hanno perso i loro bambini, sono riuscite a sopravvivere incredibilmente alle incursioni dei ribelli di Kabila (e di altri soldati non ben identificati ma tutti di etnia tutsi) nei campi profughi, nei fiumi, nelle foreste equatoriali. Incursioni programmate per indebolire un popolo – quello dei profughi- vulnerabile e senza difese.
A Kigali invece ci sono altre sopravvissute, quelle scampate al massacro del ’94. Sono le donne Tutsi. Hanno cercato di ricostruire le loro vite e le loro famiglie, le loro case. Hanno imparato l’arte di fare i mattoni, di squadrare gli angoli, di preparare la malta e adesso fanno le muratrici.
Donne hutu e donne tutsi raccontano quello che hanno vissuto in questi ultimi tre anni, dopo il genocidio dell’aprile-luglio ’94. Sono storie di orrore, a cui è meglio non abituarsi, anche se la stagione delle piogge scioglie nel terreno le tracce dei ripetuti omicidi. Ancora adesso ogni mese vengono ammazzate decine di persone che a loro volta vanno a nutrire come un fiume ininterrotto di morti ‘il Paese delle Mille Colline’, così viene chiamato il Rwanda.
Soggetto e Sceneggiatura Isabella Sandri
Fotografia e Riprese Isabella Sandri
Montaggio Erika Manoni
Musiche Epsilon Indi
Organizzatori alla Produzione Monica Sandri, Alessandro Bolzoni
Coordinatore alla Produzione e alla Distribuzione Giovanni Saulini
Assistente alla Post-Produzione Vincenzo Saccone
Post-produzione Audio S.A.M. di Mirco Mencacci
Missaggio Stefano Campus, Alessandro Feletti, Paolo Segat
Prodotto da Giuseppe M. Gaudino per Gaundri in collaborazione con Edilight e Palomar
Il Narratore Diego Ribon
e con
Violette
Annonciate
Anastasie
Marie
e le Donne dell’Associazione ‘Barakabaho’ di Kigali (Rwanda)