13° TORINO FILM FESTIVAL
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“(…) La delicata pittura dei rapporti tra le persone, il piacere di abbandonarsi ai ricordi che, troppo seguiti, lavorano come tarli, l’adesione impressionista della scenografia naturale offerta dalla campagna veneta, sono senza dubbio elementi che la regista Sandri ha considerato nel costruire il proprio personale percorso che assume da subito una individualità spiccata. (…) inoltre la Sandri dimostra il suo evidente amore per gli attori, professionisti e non: se questo le permette di utilizzare al meglio la freschezza di Francesca Antonelli come Chiara (l’avevamo già amata in ‘Mignon è partita’), nella caratterizzazione del personaggio della vecchia Rosa (una perfetta Anna Recchimuzzi) va oltre: passi, espressioni, gesti, atteggiamenti sono palesemente accompagnati dalla regista con un continuo sguardo d’affetto (…). È davvero bello che tutto questo appaia manifesto in una regista così giovane e già ‘madre’ di attori.” (dal Dizionario del Cinema Italiano di R. Chiti. E. Lancia. Cit. F. Moresco “Film – Tutti i film della stagione” n° 23 set./ott. 1996)
“Ancora una cineasta, Isabella Sandri, che nel suo lungometraggio d’esordio ‘Il Mondo alla Rovescia’ riesce ad esprimere sfumature esistenziali anche molto sottili. In particolare nel lavoro sui luoghi, la campagna veneta che conosce bene, i cui legami con la vita degli individui affiorano in profondità, nella storia dei protagonisti, i ventenni Chiara e Nino, le famiglie, la nonna Rosa e le sue amiche, mondi che in modi diversi sembrano scomparire.” (C. Piccino “Il Manifesto 15 agosto 1995)
“Uno dei film più toccanti ma anche difficili che quest’anno presentiamo è l’opera prima di isabella Sandri, ‘Il Mondo alla Rovescia’: vale la pena di avere un po’ di pazienza e lasciarsi ‘prendere’ da questo ritratto di gente della campagna veneta estremamente sottile e commovente; inoltre l’attenzione della Sandri al potenziale espressivo della macchina da presa rivela un talento non comune, da tener d’occhio”. (Deborah Young, selezionatrice di N.I.C.E. -New Italian Cinema Events- 1995)
“(…) un tenero e forte film di una regista italiana, Isabella Sandri (…) un film tutto particolare, elaboratissimo nella sua toccante semplicità. È la storia di vite semplici, nella bassa del Po verso Rovigo: storia di generazioni letta attraverso notazioni sapide e coinvolgenti di luoghi cose e gesti, e la vicenda di due bambini, nati lo stesso giorno, Chiara e Nino, le cui vite si intrecciano in un microcosmo apparentemente incolore, che rispecchia tuttavia i graffi, gli slanci, le amarezze, le speranze di ogni vita comune. È un film di cui si dovrà riparlare, e che segna un punto all’attivo del nostro cinema giovane, oltre ad essere, rara avis, l’unico film italiano, oltre ‘La Scuola’ di Luchetti, e ad alcuni cortometraggi, che si sia visto qui a Locarno.” (M. Poggialini “Avvenire” 11 agosto 1995)
“(…) incontriamo il film d’esordio di Isabella Sandri ‘Il Mondo alla Rovescia’ che, oltre a segnalarsi per maturità ed equilibrio, emblematizza il peso decisamente particolare che (il Festival di ) Torino affida quest’anno alla nuova produzione italiana”. (R. Centola “Liberazione”)
“ ‘Per il nostro cinema uno dei pochi esordi veramente significativi dell’anno.’ Così viene presentato ‘Il Mondo alla Rovescia’, il lungometraggio d’esordio di Isabella Sandri. ‘Il Mondo alla Rovescia’ è presentato in questi giorni al Festival Internazionale Cinema Giovani di Torino. E così dopo Locarno e San Paolo di Brasile, la regista rodigina approda in una delle più qualificate rassegne cinematografiche europee ed internazionali, segno che le lodi ricevute nelle precedenti uscite non sono legate al caso ma frutto di un vero coinvolgimento degli addetti ai lavori nelle tematiche proposte dalla Sandri.” (M.B. “Il Gazzettino” 16 novembre 1995)
Le immagini iniziali sono quelle di un battesimo dei primi anni ’70. Siamo in Polesine. Due piccoli alberi vengono piantati: si festeggiano Chiara e Nino, nati lo stesso giorno. Le testoline dei due bebè, uniti dalla speranza di un destino comune, spuntano dalla vasta schiena di Rosa, nonna di Nino, che li sta cullando.
Passano vent’anni.
Vediamo Chiara e Nino ancora insieme, dopo che hanno fatto l’amore. Nei vent’anni che sono passati, Rosa ha continuato a cullare il suo Nino, con amore assiduo, eccessivo, come a risarcirlo per la perdita dei genitori, collaborando così alla costruzione desolante dell’avvenire del ragazzo.
Anche Chiara è stata ‘cullata’ da un’apparente normalità familiare e da un certo benessere economico di recente acquisizione. Ma quando è pronta a volar fuori trova ben poco assegnamento e aiuto in lei e attorno a lei.
Intrecciato ai giorni di questi tre personaggi, scorre un catalogo di valori bislacchi, di crepe nell’organizzazione del vivere.
Rosa prima di morire riuscirà a lasciare una specie di eredità a Chiara: insinuerà un germe, un interrogativo, nell’accettazione dell’ordine apparente e immutabile delle cose.
"Per scelta il film doveva essere una selezione storie che, senza essere autobiografiche, fossero comunque vere e che venissero dalla mia terra, il Polesine. Invece, per amore, è diventato una specie di dedica. La dedica a una ragazza di vent’anni che ha pochissime risorse. Nata, cresciuta e allevata in un ambiente che non ne ha per niente.
Le immagini iniziali del battesimo di campagna vorrebbero rendere l’atmosfera di vent’anni fa con l’uso di sfocature, zoom, imprecisioni, mancanza di fissità della pellicola. Effetti che ho ottenuto scattando a mano, uno per uno, 21.200 fotogrammi (con tutto l’amore per le cose che non esistono più. E che forse non sono mai esistite).
Ho voluto poi rappresentare come eloquenti le situazioni più banali e quotidiane, come dei ‘tableaux vivants’.
Ma non ho trovato nella storia pretesti per usare i bei movimenti di macchina. ero alla ricerca di un desiderato rigore. Persino nei passaggi tra il reale e l’immaginario non ho usato gli espedienti classici che si usano per dare enfasi a diversi livelli di linguaggio. Mi piaceva che le cose immaginate da Chiara fossero buttate lì e basta, altamente contaminanti della realtà, nel modo confuso e tenero che può avere una ragazza di vent’anni. Senza furbizie.
Ho girato senza rete. Domandandomi di che materia fosse fatta la sua anima.
È stato per me un punto di partenza.
In fondo qui ho raccontato uno spiraglio di speranza che per un momento fa intravedere a questa ragazza di vent’anni delle possibilità di sovvertimento nel suo limitato mondo – immobile – fatto di affetti negati." (Isabella Sandri)
Soggetto Isabella Sandri
Sceneggiatura Isabella Sandri, Giuseppe M. Gaudino, Giuseppe Rocca
Direttori della Fotografia Tarek Ben Abdallah, Fabio Iaquone
Operatori alla Macchina Isabella Sandri, Frank G. Blasberg, Tarek Ben Abdallah
Scenografie Giuseppe M. Gaudino
Costumi Giuseppe M. Gaudino, Paola Marchesin
Aiuto Regia Luigi Marangoni
Fonici Mario Iaquone, Eliana Matania
Musiche Epsilon Indi
Montaggio Jacopo Quadri, Giuseppe M. Gaudino
Organizzatrici alla Produzione Monica e Isabella Sandri
Francesca Antonelli
Marcello Ferrari
Anna Recchimuzzi
Dada Morelli
Renzo Rossi
Remo Remotti
Lucia Andreotti
Rosanna Spadoni
Silvana Bosi
Ludovico Pesce