“I protagonisti, i bambini di strada della capitale afghana, ‘pedinati’, reclutati, talvolta salvati da Mr.Wali, un personaggio così bello che se non ci fosse andrebbe inventato.” Fabio Ferzetti – Il Messaggero
“Senza aver visto ‘Storie d’Armi e di Piccoli Eroi’ non si avrà mai la percezione esatta di uno dei ‘dopoguerra’ più drammatici di questi anni (…). Lo stile di Gaudino-Sandri (tanto personale nei rispettivi film quanto in simbiosi in quelli firmati insieme nella loro società Gaundri) ci fa venire in mente il momento in cui Pasolini aveva deciso di andare nel terzo mondo ad incontrare un’umanità più autentica.” Silvana Silvestri – Il Manifesto
“E’ un ‘Afghanistan anno zero’ quello che ci racconta ‘Storie d’Armi e di Piccoli Eroi’ il documentario di Isabella Sandri e Giuseppe Gaudino, coppia di autori ‘combattenti’ (‘Giro di Lune tra Terra e Mare’, ‘Animali che attraversano la Strada’ e tanti doc di denuncia). Girato nell’arco di tre anni, tra il 2003 e il 2006 per le strade di Kabul, questo documentario autarchico è un viaggio nell’infanzia negata di un paese, l’Afghanistan, sconvolto da 25 anni di guerre.” Gabriella Gallozzi – L’Unità
Kakà Shirin è un giovane ragazzo afgano che perde i genitori a causa di un bombardamento nel 2001. Da quel momento la vita sua e della sorellina cambia radicalmente: viene portato a Kabul dalla zia vecchia e quasi cieca e si arrangia con mille lavoretti, fino ad un incontro risolutivo che segnerà la sua vera rinascita.
‘Storie d’Armi e di piccoli Eroi’ racconta le trasformazioni e la crescita di Kakà e del mondo che lo circonda dal 2003 al 2006. E’ anche la storia parallela di Mr.Wali, l’assistente sociale che ha l’incarico di trovare bambine e bambini che possano frequentare la scuola Aschiana, un centro dove si insegna a leggere e a scrivere- ma anche l’arte di un mestiere – ai bambini che lavorano per le strade e che sono orfani, ma che allo stesso tempo sono dei capifamiglia. Un documentario che narra ciò che non avrebbe dovuto essere e ciò che invece, per fortuna, è.
Kabul 2003
È la storia della vita di un ragazzino afghano, Kakà Shirin, e delle sue disavventure, ma anche degli incontri che gli hanno cambiato la vita. Un giorno di dicembre del 2001 la madre stava preparando il grano in cucina, ha sentito delle esplosioni ed è andata nel cortile per vedere cosa stava succedendo, subito raggiunta dal marito. Nel frattempo continuavano a bombardare. Sono morti tutti e due, uccisi da una di quelle ‘bombe intelligenti’ che invece di colpire le basi dei talebani colpivano le case dei civili. La vita di Kakà a quel punto è cambiata definitivamente. La zia, Bibi Shirin, sola, vecchia e quasi cieca, è andata con le sole sue forze negli Shomali Plans, a circa 200 Km di distanza, a prendere lui e la sua sorellina Sheila per portarli a Kabul. Kakà arriva a Kabul ed è costretto per non morire di fame a fare dei lavoretti per strada. Le prime volte ha paura, la città lo spaventa. Ma poi nel tempo diventa bravo a lavare le macchine, coperte dalla polvere di cui la città è piena, che si alza dale strade e dalle fogne a cielo aperto. Kakà riesce a portare a casa qualche soldo per comprare un po’ di pane. La zia lava i panni dei vicini e lo aiuta nel bilancio familiare. Ma è tutto molto difficile. Poi un giorno un signore ben vestito che lo sta osservando da un po’ di tempo, gli si avvicina. Gli chiede di lui, della sua famiglia, se va a scuola, oltre a lavare le macchine. Sarà quest’uomo dai modi gentili ad avere un ruolo molto importante nella vita di Kakà. Da quel giorno la vita del bambino cambia e niente più sarà come prima. Quell’uomo è Mr.Walì, un assistente sociale che ha il compito di rintracciare e scegliere i bambini che non hanno mai ricevuto un’istruzione e che sono orfani di padre o di madre. Lavora per l’Aschiana, un’associazione che aiuta i bambini e le bambine che lavorano sulle strade e che insegna loro a leggere e a scrivere, ma dove ci sono anche corsi di disegno, pittura, miniatura, musica, scultura, inglese, computer, falegnameria, sartoria. Kakà accetta di frequentare l’Aschiana, però deve continuare a lavorare. A lavorare e a studiare. Ogni giorno Kakà fa circa 20 km a piedi per andare da casa al parco dove lava le macchine, poi a casa di nuovo, poi all’Aschiana e a casa. Ma li fa volentieri, la considera una specie di ginnastica.
Kabul 2006
Sono passati tre anni. Kabul, è cambiata. I poveri ci sono sempre ma adesso ci sono anche i ricchi, anche se i bambini che lavorano sulle strade sono più di prima. La popolazione in generale è aumentata, e anche il traffico. Kakà si è diplomato all’Aschiana, è arrivato primo, è stato il più bravo della sua scuola. Adesso va alla scuola statale. E’ vero che nella sua classe è uno dei più vecchi ma almeno c’è, è lì, fa parte della scuola al pari degli altri ragazzini. E’ riuscito a comprarsi – con molte difficoltà - una bicicletta. Continua a lavorare ma non lava più le macchine. Ha trovato un impiego in un negozietto di scritte. E’ lì che va tutti i pomeriggi, a dipingere le insegne per le varie attività. Quando ha qualche problema e non sa come tracciare una lettera, va dal suo vecchio professore di calligrafia e disegno all’Aschiana. La zia Bibi è malata, ha dovuto indebitarsi per poter fare un’operazione agli occhi. Sheila rimane sempre con la zia perché a scuola non l’hanno voluta. Disturbava troppo. Dovrà aspettare il prossimo anno, che diventi più matura. La vecchia sede dell’Aschiana, spaziosa e con un grande cortile dove i bambini potevano giocare adesso non c’è più. Il proprietario non ha voluto rinnovare il contratto e li ha scacciati tutti, insegnanti e bambini. Ha demolito gli edifici perché in quel posto lì, in centro, vuole costruire un grande palazzo. La nuova sede dell’Aschiana è più modesta e lo spazio per giocare si è molto ridotto. Oltre a questo alcuni insegnanti se ne sono andati a vivere in Iran o in Norvegia, ma il lavoro di Mr.Walì continua. E’ sempre quello di raccogliere i bambini e le bambine dale strade e portarli all’Aschiana. Se non li vede in classe per tre, quattro giorni li va a cercare nelle zone dove lavorano, e se non li trova neppure lì va dalle loro famiglie a chiedere notizie. Il momento più bello è quando se ne vanno dall’Aschiana, dopo aver completato i loro corsi e riescono ad andare in una scuola normale, accettati al pari degli altri bambini. Rivedendo il filmato di tre anni prima, quando ancora l’Aschiana era nella vecchia bella sede, quando ancora c’erano alcuni insegnanti a cui era affezionato e Kakà frequentava il corso di scrittura, a Mr. Walì si inumidiscono gli occhi.
Scritto, fotografato e montato da Isabella Sandri & Giuseppe M. Gaudino
Musiche di Pivio & Aldo De Scalzi
Aiuto regia Hidayet Wais Najeeb
Collaborazione alla produzione Monica Sandri
Interprete e traduttore Ahamad Shah Aabide
Segretario di produzione Jahish Javid
Traduzioni Dan Zappi
Assistenza informatica Ing.Dirar Sweidan
Si ringraziano:
Monica Sandri
Tutto il personale dell’ASCHIANA
ACNUR (Alto Commissariato Nazioni Unite per i Rifugiati)
Laura Boldrini (responsabile Ufficio Stampa ACNUR)
Enrico Ghezzi
Ciro Giorgini
Pivio & Aldo De Scalzi
Giulio Manfredonia
Massimiliano Sandri
ISAF (Italia)
Kakà Shirin Nazirullah
Mr. Walì Baeen
Bibi Shirin Nazirullah
Sheila Shirin Nazirullah
Il personale dell' Aschiana
Aziz Osmani