“… Per questi stretti morire. L’inizio è nella fine: una mappa, un impero. La Patagonia, la Terra del Fuoco, un film che finisce per cominciare di nuovo. Un uomo che scompare, il suo profilo che si dissolve: Alberto Maria De Agostini, salesiano missionario che ha dedicato la propria vita all’esplorazione di quelle terre vergini e inospitali. “
”….Siamo proiettati nel passaggio. Ogni istante è una mercuriale trasformazione di argento vivo, di pietra, di calotte glaciali. Come l’attraversamento di un paesaggio estraneo e bellissimo.”
“…L’animazione finale, la ricostituzione di una mappa dell’America Latina, della Terra del Fuoco, è materiata essa stessa di resti, detriti, deiezioni. È essa a costituire la sintesi perfetta di due anni di riprese in Patagonia; vale, la carta, più delle immagini filmate dal De Agostini. Come vale, in modo assoluto, il rigore con il quale Sandri-Gaudino cercano insistentemente una sovrapposizione di sguardo, con una calma e una pazienza che costruiscono un’attesa necessaria. …”
“…Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri: sono tra i pochi resistenti italiani che fanno un cinema necessario….un non-film misterioso e ipnotico…”
“… Segna un movimento non lineare del tempo, frane e smottamenti della storia ufficiale, quella che predomina, che tralascia o occulta molteplici altre storie, spesso scomode…”
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The film follows a gang of youths who spend every day collecting scrap metal from derelict houses. They live in Pozzuoli, an old fishing village which has repeatedly been hit by earthquakes.
The impossible dream of a young Palestinian girl who lives in the Sabra e Chatila refugee camp in the Lebanon of returning to her grandfather's village in Israel-Palestina.
A 110 min. creative documentary chosen for the 60th Venice Biennale on the past and present of a corner of the world, a work dealing with images sunk between memory and reality.