“… Per questi stretti morire. L’inizio è nella fine: una mappa, un impero. La Patagonia, la Terra del Fuoco, un film che finisce per cominciare di nuovo. Un uomo che scompare, il suo profilo che si dissolve: Alberto Maria De Agostini, salesiano missionario che ha dedicato la propria vita all’esplorazione di quelle terre vergini e inospitali. “
”….Siamo proiettati nel passaggio. Ogni istante è una mercuriale trasformazione di argento vivo, di pietra, di calotte glaciali. Come l’attraversamento di un paesaggio estraneo e bellissimo.”
“…L’animazione finale, la ricostituzione di una mappa dell’America Latina, della Terra del Fuoco, è materiata essa stessa di resti, detriti, deiezioni. È essa a costituire la sintesi perfetta di due anni di riprese in Patagonia; vale, la carta, più delle immagini filmate dal De Agostini. Come vale, in modo assoluto, il rigore con il quale Sandri-Gaudino cercano insistentemente una sovrapposizione di sguardo, con una calma e una pazienza che costruiscono un’attesa necessaria. …”
“…Giuseppe Gaudino e Isabella Sandri: sono tra i pochi resistenti italiani che fanno un cinema necessario….un non-film misterioso e ipnotico…”
“… Segna un movimento non lineare del tempo, frane e smottamenti della storia ufficiale, quella che predomina, che tralascia o occulta molteplici altre storie, spesso scomode…”
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"Vale la pena di avere un po’ di pazienza e lasciarsi ‘prendere’ da questo ritratto di gente della campagna veneta estremamente sottile e commovente." (Deborah Young, selezionatrice N.I.C.E. -New Italian Cinema Events)
"...Ci aiuta anche un film poetico come ‘Calcinacci’, di gran lunga il più bello della rassegna…Randagio, volutamente sporco, ma con tocchi surreali bellissimi." (Alberto Crespi 'Cineforum')
Un lungo lavoro di documentazione sulle trasformazioni subite dai terremoti e dai saccheggi dalla città di Pozzuoli. Livelli temporali diversi di narrazione che si intrecciano a stati emotivi, tra rimpianto e denuncia.